top of page

La fascinazione del male in un oggetto d'alto design e butterfly effect.


« Lo spostamento di un singolo elettrone per un miliardesimo di centimetro, a un momento dato, potrebbe significare la differenza tra due avvenimenti molto diversi, come l’uccisione di un uomo un anno dopo, a causa di una valanga, o la sua salvezza. » (Alan Turing, Macchine calcolatrici ed intelligenza, 1950) Per il mese di gennaio abbiamo potuto leggere una potentissima critica che il curatore della testata, Roberto Recchioni, ha mosso contro l’uso smodato della tecnologia e dei mass media. Prologo ed epilogo, disegnati da un brillante Angelo Stano: nonché papà grafico dell’agente del caos. A disegnare in maniera eccelsa il resto dell’albo, il campano Daniele Bigliardo, la cui matita ha percorso le origini del nuovo personaggio e l’incontro che questi ha fatto con l’Indagatore dell’incubo. In casa del nostro si presenta una potenziale bond girl di nome Elisabeth Moon, ella è l’assistente di John Ghost; descritta da lui stesso come “un incrocio tra un’assistente, una guardia del corpo e un meraviglioso oggetto di design.” Tutto questo fuorché una semplice segretaria. Elisabeth è stata incaricata di condurre Dylan dal proprio capo, il quale illustrerà poi il problema che sta scatenando da giorni in tutto il mondo, scie di sangue. Per un oggetto d’alto design, il Ghost 9000 prodotto proprio dalla Ghost Enterprise. Da qui il nostro indagatore preferito dovrà vedersela da oggi in poi con uno strumento che, gli è sempre risultato asettico, incomunicabile con la personalità del personaggio: un sistema operativo di nome Irma. A Dylan è stato consegnato un android, utile per scoprire la formula maledetta che ha generato vittime che un tempo possedevano proprio l’ultimo modello Ghost 9000. Questo albo è un labirinto citazionista, dove alcune vengono spiegate. Altre invece sono state inserite proprio nel character design di alcuni personaggi: in primis nell’inventore del Ghost 9000 che ha le fattezze di Alan Moore. Un lirismo citazionista che seppur vi abbonda non smonta per niente la storia. L’efficacia con cui lo sceneggiatore romano introduce la figura dell’agente del caos John Ghost, è encomiabile. Funziona perché ne detta le origini e ne traccia le sue caratteristiche che subito lo fanno detestare. Le cui fattezze sono state riprese da quelle dell’attore Fassbender. Ad enfatizzare prologo ed epilogo, le matite del sempreverde maestro Angelo Stano. Il finale sancisce l’inizio di quella che sarà la figura carismatica di Ghost, un finale che per climax non si discosta per niente da quelli dei fasti dylaniati. A disegnare il resto dell’albo è la maestosa perizia artistica del campano Daniele Bigliardo, regalando così al suo pubblico splash page su splash page e situazioni subito da incorniciare per questa Fase Due e per tutto Dylan Dog. “La cinematografia e non solo, viene accompagnata da un altro esempio egregio dell’effetto farfalla.” La mole di lavoro e la critica (e autocritica) che Recchioni muove contro un sistema malato della tecnologia e dei mass media che catalizzano l’attenzione su notizie futili, è da ammirare. Semplicemente. Se le premesse continuano ad essere queste qui, non c’è che da rallegrarsene. W Dylan Dog. E “che Albione prevalga”.

bottom of page