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Gli uomini sono merce


Ho visto uomini come merce. Stavano tutti ammucchiati dietro un camion, oggi, mentre tornavo a casa dal lavoro. È stato strano. Strano come quando vedi i soliti film sull'immigrazione, dove frotte di messicani si nascondo nei vagoni e nei furgoni, dietro o sotto le merci, per non essere presi dalla polizia di confine.

Non tanto strano e terribile come vedere i “barconi della speranza”, ma comunque strano come vedere della gente ammassata in un camion che traballa, durante un tramonto caldo, mentre tu torni a casa e loro ti fissano. Forse in quel momento stanno pensando a te, che sei comodamente seduta su un sedile. In quel preciso istante l'unica cosa a cui ho pensato è stata quella di voler scattare una foto. Perché avevo bisogno che qualcun altro oltre a me vedesse quel momento.

Sono indiani che tornano a casa dal lavoro, e io dico “casa” pensando che ognuno di loro ne abbia una, quando invece nel 100% dei casi, vivono tutti ammassati dentro le stesse quattro mura, condividendo aria e angosce, auspicando che ci siano comunque delle risate nonostante quella melma. Mi viene da pensare che una situazione così, non sia molto diversa dallo stare in quel camion.

Ho visto la rassegnazione. Le facce di uomini che accettano una sola vita, a volte imposta da individui che speculano su una fatica non ricavata dalla loro pelle, ma dalla pelle di qualcuno di cui non conoscono nemmeno il nome. Per la prima volta, forse, ho visto una schiavitù mascherata da libertà.

Durante il resto del tragitto, mi sono chiesta che tipo di fatiche avessero compiuto oggi quelle persone, e il primo pensiero è andato alla terra. Quella terra che gli italiani comprano da imprenditori, e poi sempre da imprenditori ne ricavano campi di denaro.

Mi sono anche chiesta perché ho pensato subito alla terra, e senza un motivo mi sono sentita razzista, calcolandoli immediatamente come “poveri che non possono fare altro”.

La società in cui vivo mi ha imposto che l'immigrato non può far altro che un lavoro umile, quindi: immigrato + lavoro = terra. Punto.

Mi sono ricordata di non voler vivere in una società come questa, ma che purtroppo quando cominci a stringere il cerchio, in un modo o nell'altro quegli uomini sono ammassati lì dentro, forse un briciolo anche per causa mia.

Non cerco scuse, e sono convinta che sia così. E me lo ricorderò ogni volta che al supermercato prenderò della verdura o della frutta al miglior prezzo, sapendo che quell'offerta è dipesa anche da un euro in meno dato a loro.

Oggi è stato un lunedì caldo di un maggio 2015.

Oggi ho visto che gli uomini sono ancora merce.

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